28-09-2017
A partire dall’introduzione della cedolare secca sugli affitti abitativi, l’evasione tributaria è diminuita del 42% e la propensione all’inadempimento si è ridotta del 40%....
A partire dall’introduzione della cedolare secca sugli affitti abitativi, l’evasione tributaria è diminuita del 42% e la propensione all’inadempimento si è ridotta del 40%. Quanto emerge dal “Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva”, allegato alla nota di aggiornamento del Def. In particolare, tra il 2010 ed il 2015 il tax gap è passato da 2,3 a 1,3 miliardi di euro, mentre la propensione al gap è scesa dal 25,3% al 15,3%.
Quindi, la cedolare secca sugli affitti abitativi da parte di persone fisiche ha pienamente centrato uno degli obiettivi che si prefiggeva, quello di ridurre l’evasione fiscale. In pochi anni si è quasi dimezzata sia l’entità delle somme sottratte al fisco sia la propensione all’inadempimento, recuperandosi circa un miliardo di euro. Inoltre, i numeri certificano che, negli ultimi anni, questo è l’unico comparto nel quale la tax compliance è cresciuta.
La cedolare si impone anche per ragioni di equità, anzitutto per compensare almeno in parte il forte carico di tassazione patrimoniale che gli immobili locati subiscono con Imu e Tasi. Questi dati dovrebbero finalmente convincere Parlamento e Governo ad estendere la tassazione sostitutiva agli affitti non abitativi, a partire da quelli di negozi e uffici. Le risorse le offre proprio il recupero di evasione ottenuto con la cedolare nel settore abitativo.
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